Select Page

Mondo della scuola. I sentimenti degli alunni: scoprire i talenti per la crescita formativa

Mondo della scuola. I sentimenti degli alunni: scoprire i talenti per la crescita formativa

Non vorrei apparire protagonista, ma vorrei offrirvi alcuni spunti di riflessione che spaziano in modo virtuoso da una tematica all’altra, attinenti al rapporto dei bambini e degli adolescenti con il mondo che li circonda. Ho cercato di rendere duttili al massimo i contenuti per renderli maggiormente fruibili.  Sarà una lettura un po’ lunga e forse vi annoierete.

I giovani,l’adolescenza e il nichilismo.
Di Umberto Galimberti:il filosofo scomodo.

Analisi lucida e critica della condizione e della posizione attuale dei giovani nel mondo odierno.

I giovani oggi sono definiti nichilisti, anche se solo il 10% può essere considerato nichilista attivo, in quanto la restante percentuale non nega di vivere in un mondo nichilista caratterizzato da un futuro incerto se non addirittura da un non futuro.

Essi non vivono, inoltre, di quella cultura cristiana caratterizzante la nostra generazione, che sostiene che il futuro è sempre positivo. Per il cristianesimo,infatti,il passato rappresenta il male,il presente la redenzione ed il futuro la salvezza.

Questa cultura è anche la cultura della scienza che sulla falsariga di quella cristiana considera il passato come negatività, il presente come ricerca e il futuro come progresso. Anche per Marx il passato era foriero di ingiustizie sociali, il presente dell’esplosione delle contraddizioni e del capitalismo, il futuro,invece,del ripristino della giustizia sociale sulla terra. Quindi si è coltivata l’idea di un futuro sempre positivo.

Nietzsche poco prima di morire definisce l’epoca che verrà nichilista. Essa è caratterizzata da tre elementi importanti:la mancanza di scopo,di risposta al perché(ad esempio il perché dello stare al mondo se manca uno scopo) e dalla svalutazione di tutti i valori.Il futuro,ormai,non è più una promessa. Heidegger commentando Nietzsche affermò di non cercare di mettere alle porte il nichilismo: il nostro compito è invece di affrontare questo ospite inquietante per prenderne meglio consapevolezza.

Questo, perché oggi, non c’è alcuna certezza del futuro,non ci sono risposte alle tante domande che i giovani pongono al mondo. Essi sono infatti costretti a dialogare con l’incertezza del futuro, e sempre di più fanno la”grasse matinée”,si drogano e vivono di notte invece che di giorno.

Pensiamo che lo facciano per provare piacere ma noi crediamo che ciò avvenga anche per un’esigenza anestetica, sentono il bisogno impellente di anestetizzarsi, ma da cosa?

Dall’angoscia di uno sguardo che sporge sul futuro, un futuro che purtroppo non è più positivo e non ha nulla da offrire. Allora per questi ragazzi è meglio non guardare, vivere 24 h su 24 in una sorta di esaltazione surreale, perché se nessuno li convoca né li chiama per nome, essi si rifiutano di accettare quotidianamente la loro assoluta insignificanza sociale.

Questa è la ragione per cui i giovani vivono di notte, di giorno,infatti,essi sono vissuti più come un problema che come una risorsa.

Adesso faremo una breve disamina della vita di questi ragazzi in un’epoca in cui noi adulti non siamo in grado di dar loro nessun consiglio. Infatti, mentre i nostri genitori erano in grado di darci dei consigli perché la storia era più o meno identica, adesso è completamente diversa per effetto dell’avvento della tecnica e dell’informatica.  Una volta i giovani vivevano nel mondo,oggi nel pseudo mondo del web.

Früher lebten Jungs in der Welt, heute leben sie leider in der Web Welt.(Heidegger). Vivono in un mondo”altro”,nel mondo della comunicazione informatica immersi o forse sommersi nel lago digitale.

Il loro mondo è quello virtuale.Punto.Non esiste altro. Non è semplice per noi delle vecchie generazioni capire questa traslazione dal nostro al loro mondo. Non siamo in grado di dargli consigli e l’unica possibilità di essere adulti con loro è innanzitutto di dare un buon esempio ed in secondo luogo ascoltarli…ma quando e come?Quando aprono la finestra per parlare perché,purtroppo, noi non possiamo più parlare,soprattutto se non abbiamo parlato con loro quando erano piccoli.

E quando sono piccoli noi non parliamo con i bambini,purtroppo. I padri non parlano per niente e le madri si occupano solo dei loro problemi fisici (cibo,vaccino,ecc.)
Oggi,si assiste sempre più alla patologizzazione della scuola con problemi tipo dislessia, discalculia, disgrafia; cosicché quando un bambino si vede assistito da un insegnante di sostegno comincia a credere di avere un sé debole e che avrà sempre bisogno di un tutor e passerà la vita alla ricerca di tutors che potrebbero essere preti, psicanalisti finché trova un tutor di tutti i tutors, un “deus ex macchina”dittatore e factotum di tutto.  Revenons maintenant à nos moutons.

Freud sosteneva che nei primi sei anni di vita i bambini costruiscono definitivamente le loro”mappe cognitive”ed “emotive”. Le prime riguardano l’approccio alla conoscenza, le seconde il modo di percepire e quindi di avere una risonanza emotiva in ordine agli eventi del mondo,ai propri comportamenti,ai propri gesti, azioni e parole.
Le neuroscienze, invece, sostengono che queste strutture si formano addirittura già nei primi 3 anni di vita del bambino. Esaminiamo ora come i bambini,oggi ,trascorrono i primi 3 anni di vita.

Premesso che i nuclei familiari oggi sono cambiati perché entrambi i genitori lavorano, i nuclei monogenitoriali sono in netto aumento e non esiste più la famiglia allargata di supporto, fatta da quella calorosa catena di parenti pronti a dare una mano, i bambini oggi sono affidati ad eserciti di baby sitter o posti davanti a cartoni animati televisivi o ancora forniti di smartphone per tenerli tranquilli.

Spesso i genitori non sanno rispondere alle domande postegli dal figlio e quando queste ultime sono eluse inevitabilmente il bambino riceve una frustrazione in ordine alla sua identità,cioè a ciò che fa. Cerchiamo di comprendere ora il concetto di identità.L’identità non è qualcosa che viene attribuito con la nascita per il semplice fatto di esistere, ma è un dono sociale che ci viene conferito dagli altri con i loro riconoscimenti e misconoscimenti.In altri termini se il bambino viene denigrato dai genitori e poi anche dalla maestra,si creerà un’identità negativa che darà luogo ad uno stile depressivo nel suo modo di vivere.

L’idea che l’ identità sia quindi un fatto sociale è sostenuta anche dagli antichi greci,infatti Aristotele sosteneva che se una persona entrando in una città credesse di poter fare a meno degli altri, si trattava certamente di una bestia o di Dio. E a proposito di Dio sosteneva che forse non era felice perché solo.

Quando il bambino pone delle domande ai genitori è per cercare un principio di causalità affinché si costruiscano dei nessi di causa-effetto tra un evento ed un altro di modo che egli possa ridurre il suo tasso di angoscia e quindi davanti ad un nuovo evento problematizzante sarebbe nelle condizioni di affrontarlo.

La ricerca di questi nessi gli è fondamentale per avere dei codici di decodifica del mondo e della realtà.  Continuiamo a seguire il percorso di vita di questi bambini. Ad un certo punto iniziano ad inserirsi nel contesto scolastico ed allora può accadere che i genitori, forse per seguire l’ultima moda, inizino a parlare male della maestra: ciò non dovrebbe mai accadere e vediamo perché.

A casa il bambino aveva un binario di affettività rivolto solo verso i genitori. A scuola, invece,si crea un secondo binario di affettività fondato sul binomio maestra -bambino. Se i genitori parlano male della maestra, viene a scindersi questo binomio ed il bambino perde ogni punto di riferimento perché non sa più di chi fidarsi.

Viene violentata così la sua sfera dell’affettivita’ e possono nascere dei danni psicologici non indifferenti. I danni affettivi della prima infanzia sono la base dell’età adolescenziale, che nell’età adulta possono sfociare in nevrosi, manifestazioni schizofreniche o psicosi.

I genitori non devono mai criticare le maestre, primi educatori, perché l’affettività che il bambino rivolge a loro è molto più profonda ed intensa di quella che crescendo rivolgerà (ammesso che lo faccia) ai suoi professori o educatori.Questo perché nel bambino si lavora al 90% su base affettiva e al 10% su base mentale.

Si deve assolutamente tener conto che le maestre oltre ad istruire,cioè ad impartire dei contenuti culturali,sono molto attente all’affettività dei bambini,al loro stato d’animo nonché alla loro capacità di socializzare…cosa che non accade negli altri ordini di scuola. I professori devono conoscere a fondo tutte le problematiche e le crisi che possono aprirsi in questa particolare età. Per affrontare in modo adeguato questi adolescenti gli educatori dovranno entrare assolutamente in empatia con i ragazzi,altrimenti si troveranno davanti ad un’impasse irreversibile.

Il termine empatia,dal greco en(dentro)+pathos(sentimento) significa entrare nella pelle dell’altro,relazionarsi con la sua emotività e sentimenti.Questo perché si troveranno ad operare non in un contesto razionale ma in quello sentimentale,emotivo ed erotico.

Il professore, allora, dovrà attenzionare proprio la dimensione emotiva dell’allievo,perché altrimenti si limiterà ad istruire ma non ad educare. La differenza tra istruzione ed educazione risiede nel fatto che l’educazione riguarda e cura tutto il percorso emotivo, mentre l’istruzione no.

La nostra scuola non educa:questa è la pura verità. Per seguire il percorso emotivo dei ragazzi la classe dovrebbe essere composta da 12-15 alunni al massimo. In classi pollaio di 30-35 alunni non si può affatto parlare di educazione.

Occorrerebbe, inoltre, valutare la capacità empatica di ogni singolo insegnante attraverso dei test di personalità come avviene per gli altri operatori della Pubblica amministrazione. Perchè se il professore non ha capacità empatiche l’insegnamento diventa un tormento per lui e un disastro per gli studenti.

Un altro nodo cruciale e scottante da approfondire riguarda i genitori. Ricordiamo che essi sono stati introdotti alla partecipazione alla vita scolastica con i decreti delegati del 74 dal ministro Malfatti (il nome era già una garanzia…).

Il senso di colpa da cui sono divorati i genitori per aver trascorso poco tempo con loro da bambini genera comportamenti compensatori che non educano l’ego dei figli, quali ad esempio l’iperprotezionismo totale senza se e senza ma. Il filosofo Galimberti assume una posizione netta e di rottura:i genitori devono sparire dalla scuola perché non sono affatto interessati alla loro formazione ma solo alla loro promozione.

I sentimenti degli alunni

Un altro repertorio importante da cui poter attingere per imparare i sentimenti è la letteratura. La letteratura , infatti, ci insegna l’amore in tutte le sue declinazioni,il dolore in tutte le sue sfaccettature da quelle della sopportazione a quelle della tragedia,la gioia,l’entusiasmo,la noia.

Proust sosterrà:La vraie vie, la seule qu’il vaut la peine de vivre,c’est la littérature. Le reste n’est qu’apparence. Occorre allora portare tanta letteratura nella scuola, ma il problema è che nella scuola attuale, purtroppo, non si legge. E se non si legge non si acquisiscono né competenze emotive né sentimenti; quindi se si sta male non si sa neanche di cosa si soffra perché non si conosce il nome del dolore né la via d’uscita.

Ricordiamo che tutte le scuole, dai licei agli istituti tecnici e professionali sono scuole di formazione quindi evidenziamo bene la dimensione formativa della scuola che non deve essere mai negletta. Nel suo testo “Il tramonto dell’Occidente” il filosofo enfatizza con toni mordenti ma sagaci l’impossibilità di un futuro per l’odierna società adducendo un’altra serie di motivazioni.

Sappiamo benissimo che i giovani danno il meglio di sé nell’età che va dai 15 ai 30 anni e la storia ci insegna che i più grandi uomini del passato hanno dato il meglio di sé proprio prima dei 30 anni:Alessandro Magno,ad esempio, in giovanissima età aveva già conquistato mezza Asia.

Dai 15 ai 30 anni i giovani sono al massimo della bellezza, della forza e della potenza ideativa, ma purtroppo il mercato li sfrutta per altro. Si viene allora a creare un gap tra natura e cultura, perché non si genera quando si è al massimo della potenza sessuale(teniamo conto che oggi i giovani si sposano dopo i 30 anni) né tantomeno mettono in campo la loro potenza ideativa.Se allora una società non ha utilizzato la parte migliore di sé, cioè fa a meno del massimo della forza, della potenza biologica e della capacità ideativa non può assolutamente avere un futuro.

La conclusione del discorso di Galimberti verte a chiarire il concetto di partenza riguardante il nichilismo,distinguendo tra nichilisti attivi e nichilisti passivi. I nichilisti attivi sono coloro che pur riconoscendo di vivere in un mondo nichilista non rinunciano a sognare rapportando i loro sogni alla realtà nichilista e misurandosi con essa. Il nichilista passivo,invece,pur sognando,non sa misurarsi con la realtà nichilista alla quale si rapporta e quindi rinuncia al sogno. E i giovani non possono rinunciare ai sogni perché essi hanno una potente forza psichica che li spinge ad operare e a trovare il loro posto nella storia.

Quindi,pur vivendo in un mondo nichilista, cari ragazzi non rinunciate ai vostri sogni che nessuno mai potrà scalfire o rubarvi ed abbiate continua sete di conoscenza.

E quelli che furono visti danzare furono giudicati pazzi da chi non sapeva ascoltare la musica.
F.Nietzsche.

 

Articolo a cura della dirigente scolastica Maria Antonia Vitale