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Napoli. Sant’Anna alle paludi: storia, leggenda e devozioni

Napoli. Sant’Anna alle paludi: storia, leggenda e devozioni
Il luogo di culto di Napoli dove si venera Sant’Anna

Alle spalle della stazione centrale di Napoli, al corso Armando Lucci, c’è una Chiesa conosciuta per il culto e la devozione alla Madre di Maria: Sant’Anna. La Chiesa, intitolata inizialmente a Santa Maria delle Grazie, ha sviluppato, da subito, la devozione verso la Madre della Madonna. Alla fine del seicento era già presente un altare con una immagine affrescata di Sant’Anna, ma è con la realizzazione della statua che i napoletani iniziano ad affidarsi a lei come lo si farebbe con una parente prossima.

La leggenda del ritrovamento

La leggenda popolare narra che il contadino Nicolino Panerano, nelle parti ristagnanti del fiume Sebeto, ritrovò prodigiosamente la Venerabile statua di Sant’Anna. Quel giorno, mentre rientrava dalla battaglia del ponte della Maddalena, scorse una bambina su un albero di melograno che, piangendo, chiedeva aiuto per la madre caduta nel pantano. Le due scappavano da un serpente che voleva morderla. Nicolino vedendo una mano uscire dal pantano iniziò a scavare e ritrovo la statua di Sant’Anna. Restò stupito nel riconoscere, tra le braccia di Sant’Anna, la bambina che, poco prima, gli aveva chiesto aiuto. L’immagine prodigiosa avrebbe anche parlato, presentandosi come “la Madre Sant’Anna”. Inoltre chiese a Nicolino di essere portata nella vicina Chiesa delle paludi, da dove avrebbe protetto quanti si affidavano alla sua protezione.

Il venerato simulacro della Santa

La statua di Sant’Anna, opera in legno intagliato e policromo di fine settecento, è sicuramente una delle più amate e belle rappresentazioni della Santa. Il mezzo busto venerato a Napoli, alto circa 100 cm, raffigura la vecchia Sant’Anna che regge, sul braccio, l’Immacolata bambina. Il panneggio, mosso e bene acconciato, la mano estremamente venosa e altri piccoli particolari, fanno propendere per l’attribuzione allo scultore Giuseppe Picano che potrebbe averla realizzata intorno al 1770. Secondo altri, invece, il simulacro sarebbe opera di Giovanni Verzella (padre del celebre Francesco Verzella), che l’avrebbe realizzata tra la fine del settecento e i primi decenni dell’ottocento. Il Verzella era allievo di Giuseppe Picano e, pertanto, molti sarebbero gli elementi stilistici che richiamano il maestro. In ogni caso la prima notizia che parla della statua è del 1825, in occasione di un restauro. Il volto di Sant’Anna che, per la bellezza, attira l’attenzione di tanti fedeli e cultori d’arte, probabilmente è un ritratto. Statue che ripropongono la stessa immagine di Sant’Anna alle Paludi sono presenti in diverse chiese di Napoli e della provincia, a testimonianza del grande culto che si è sviluppato, nei secoli, verso questa particolarissima rappresentazione della nonna del Signore, la più bella tra quelle scolpite da mano d’uomo.

Sant’Anna è l’amore spezzato

Un’altra leggenda, bella e triste allo stesso tempo, narra che il barone Mascitelli, il cui palazzo era al centro delle Paludi, aveva quattro figli, la più piccola, l’unica femmina, si chiamava Ninella. In punto di morte il barone fece promettere ai suoi tre figli maggiori di convincere (costringere) Ninella ad entrare in convento. La ragazza non aveva alcuna vocazione e si era innamorata di Antuono, un ragazzo che era a servizio dei fratelli. I fratelli, quando scoprirono quell’amore, portarono Antuono nel bosco di Poggioreale e lo uccisero. Ninella era in pena, non capiva quella prolungata assenza di Antuono, e fece un voto a Sant’Anna alle paludi: sarebbe entrata in convento se Antuono stava bene. Quella notte Sant’Anna apparve in sogno a Ninella portando con sé Antuono. Il garzone le svelò che era morto ed era sepolto sotto una quercia nel bosco di Poggioreale. La rassicurò, tuttavia, che stava bene: era nella Grazia di Dio. Ninella corse al bosco e si mise a scavare: ritrovo i resti di Antuono. Prese un ossicino, tagliò una ciocca dei suoi capelli e li mise, insieme, in un cuore d’oro che portò a Sant’Anna alle Paludi, insieme a tutti i suoi gioielli, prima di rispettare il suo voto: si fece suora nel convento di San Gregorio armeno.

I festeggiamenti 2019

La festa di Sant’Anna, curata in maniera eccellente dal parroco, è stata aperta, quest’anno, dal Cardinale Arcivescovo di Napoli Crescenzio Sepe, in occasione del tradizionale alzabandiera del vessillo. Giovedì 25 luglio, alle ore 20.30, in Chiesa si terrà “a ‘ngannaccata ‘e Sant’Anna”: canti, devozioni e leggende a Sant’Anna alle Paludi. Il 26 luglio, alle ore 06.00, una Diana annuncerà l’inizio della Festività di Sant’Anna e la prima Celebrazione Eucaristica prevista per le 06.30, seguiranno altre Celebrazioni alle 7.30, 9.00, 10.30 e 12.00. In serata si terrà la Solenne Concelebrazione Eucaristica presieduta da Sua Ecc.za Mons. Beniamino Depalma arcivescovo e vescovo emerito di Nola. Sabato 27, dalle ore 17.00, si terrà la processione con il venerato simulacro della Santa per le strade del Quartiere, accompagnata dalla Banda “città di Pagani”. Nella stessa giornata, alle ore 20.30, si terrà la Celebrazione Eucaristica in via padre Ludovico da Casoria e seguirà il rientro in Chiesa. Per le 21.30 è previsto lo spettacolo piromusicale di Michele Buonocore e Nicola Oliviero. La chiusura dei festeggiamenti 2019 è prevista per domenica sera, alle ore 21.30, con il concerto di Gianni Fiorellino.

                                                                                               Giovanni Russo 

Per maggiori informazioni potete contattare la pagina facebook Sant’Anna alle Paludi

Di seguito la Galleria fotografica della Festa 2018. Un reportage realizzato dal fotografo Francesco Vallarella di Bari