La scrittura come terapia e scoperta di sé per l’autrice dei Nostri Sogni, Antonella Capobianco
La scrittura come terapia, percorso personale e bisogno intimo non solo di esprimersi e raccontare, ma soprattutto di indagare, scoprire sé stessi: il classico lavoro di introspezione. Il libro “Nei Nostri Sogni” di Antonella Capobianco, edito da PAV Edizioni, è stato per la sua autrice l’equivalente di una sessione di sedute dall’analista, in un certo senso. Tematiche interiorizzate e la vicenda familiare, da sempre fonte di empatia, ne sono la prova. Ce lo racconta in questa intervista la scrittrice napoletana e torrese di adozione, alle prese con un’opera prima che si inserisce nell’attualità più vivida e sentita dei giorni nostri.
L’idea del libro nasce da un tuo bisogno personale di esprimerti, da discorsi fatti tra amici o in famiglia, episodi di vita vissuta? Raccontaci la genesi di questo libro.
Premettendo che ho la passione per la scrittura fin da ragazzina, ho scritto il romanzo spinta da un mio bisogno personale, in un momento della mia vita particolare, durante il quale ho avvertito, in maniera prepotente, l’esigenza di affrontare argomenti che mi stavano a cuore e che rappresentavano paure e limiti. Direi che per me la stesura del libro ha sostituito un vero e proprio percorso terapeutico.
Hai mai pensato, in corso d’opera, di mollare tutto, riporlo nel cassetto, rimandarlo o non hai avuto esitazioni neanche per un secondo (o il cosiddetto e temuto blocco dello scrittore)?
Ho scritto la storia in un lungo periodo di tempo, perché le battute d’arresto sono state tante, e non perché ho avuto il blocco dello scrittore. Piuttosto sono state pause, che riguardavano alcune mie resistenze personali, esattamente come succede in terapia. Quando durante la psicoterapia cominciano a venir fuori aspetti della nostra vita che ci spaventano, ci chiudiamo, rifiutando di continuare a scavare dentro di noi. È quello che mi è successo spesso durante tutta la realizzazione del libro.
Hai approfondito o studiato dei temi prima di scrivere questo romanzo?
Il filo conduttore della storia è il sogno, argomento che mi ha sempre incuriosito e che ho approfondito, sin da giovanissima (la mia prima lettura in proposito è stata “L’interpretazione dei sogni” di Freud). Le altre tematiche del libro sono in parte interiorizzate per aver vissuto direttamente alcune situazioni, delle quali ho approfondito alcuni aspetti attraverso varie letture.
Se fossi stata il ragazzo di Andrea, avresti compiuto lo stesso gesto di inviare un messaggio in rete su Facebook, anonimo ma sibillino, per aprire gli occhi di Emma sul tormento interiore di Andrea (segretamente gay) o avresti pensato di fare diversamente, magari parlandole di persona, a quattr’occhi seppur in segreto?
Ogni nostra azione è frutto del nostro temperamento, quindi considerando il mio bisogno di chiarezza, in teoria, forse, al posto suo, avrei parlato con Emma di persona.
La scrittura per te è un qualcosa di naturale, semplice, che ti viene quasi spontaneamente o ci impieghi tempo tra ripensamenti e qualche dubbio, magari da perfezionista?
Non ho difficoltà a scrivere, perché scrivo sempre quando avverto la necessità impellente anche se, a causa di un mio ossessivo bisogno di controllo, successivamente dedico ore alla correzione di interi capitoli oppure soltanto per sostituire una parola che non mi convince molto.
Scriverai un altro libro e se sì, cosa pensi cambierai del tuo approccio a questa passione?
Spero di farlo. Adesso ho più fiducia nelle mie capacità e quindi l’approccio sarà sicuramente più sereno.