“Forcella Strit”, Abel Ferrara al Trianon Viviani americanizza Napoli
“Forcella Strit”, Abel Ferrara al Trianon Viviani americanizza Napoli
di Pina Stendardo
Forcella come una lingua biforcuta su cui si diramano due possibilità di scelta: il bene e il male.
Al Trianon Viviani Abel Ferrara con la sua regia descrive il popolo di quartiere con tutto il suo folklore, cercando di abbattere qualsiasi forma di pregiudizio sulle scelte dei giovani di Forcella.
Dietro ogni vita si nasconde un sogno, una speranza, pronta a scontrarsi con la realtà che spesso nega la realizzazione dei più reconditi desideri: passione, amore e distruzione sono il conglomerato esperienziale dei personaggi attivi sulla scena.
Ventuno attori esperti e non, raccontano il proprio personaggio in modo Freudiano: mentre agiscono sulla scena, escono da se stessi per studiare i comportamenti di colui o colei che stanno impersonando.
Abel Ferrara scuote così la coscienza dell’essere umano, imputandogli il dovere e la responsabilità della scelta.
Il teatro laboratorio di “Forcella Strit” intende così presentare uno spaccato di quartiere che punta tutto sulla rinascita della cultura e della consapevolezza: dietro ogni pessima scelta c’è un desiderio giovanile, un’aspirazione o un ardir d’amore deluso.
Tutti siamo nati per fare il bene, ribadisce il regista americano col suo team di collaboratori.
Il suo senso di religione, redenzione, peccato, tradimento e violenza vengono traslitterati dal grande schermo al microcosmo teatrale con piccoli quadri scenici pronti a girare sul palcoscenico finchè vita e morte non si incontrano osannando la bellezza della pace eterna che non conosce più lotta o spasimo.
Le canzoni di Nino D’Angelo donano intensità e attualità al racconto di Maurizio Braucci, pregno di umanità.
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