“Agrisocial Lab”: inclusione di soggetti fragili come nuovo modello di welfare in Campania
Presentati i primi risultati del progetto che ha coinvolto tre aziende del territorio, il Consorzio Luna e due dipartimenti della Federico II
«È giusto valorizzare le esperienze che l’agricoltura sociale sta facendo in Campania. Abbiamo già delineato un percorso di ristrutturazione del settore, dobbiamo mettere in campo una serie di strumenti che siano in grado anche di razionalizzare gli interventi del pubblico. Intanto la novità di quest’oggi è che esiste davvero l’impresa agricola sociale, quella che fa laboratorio come lo avete fatto in queste tre aziende». A dichiararlo è Nicola Caputo, Assessore all’Agricoltura della Regione Campania, durante il convegno di presentazione dei primi risultati di “Agrisocial Lab”, svoltosi presso la Masseria Giosole a Capua.
Tra gli obiettivi del progetto Agrisocial Lab, finanziato nell’ambito del PSR Campania – Misura 16.9, l’avviamento al lavoro e l’inserimento socio-educativo all’interno delle aziende agricole di persone a diverse fragilità in particolare di soggetti con disabilità non gravi e non motorie.
«L’agricoltura sociale è vanto per tutti perché deve ricordare che chi produce cibo produce innanzitutto benessere e felicità». Ha esordito Giuseppe Orefice di Aicare – Agenzia Italiana per l’agricoltura responsabile e etica, nonché responsabile tecnico del progetto. «Abbiamo inserito tre persone in tre aziende – ha continuato Orefice – tre persone con profili diversi, perché un’altra visione di questo progetto è quello di andare ad analizzare gli ambiti dove l’inclusione sociale può avvenire in maniera più idonea. Sappiamo che oggi l’azienda agricola non fa solo produzione di cibo ma fa anche ospitalità, vendita diretta, ristorazione, allora stiamo studiando quali di questi ambiti della multifunzionalità è più idoneo per determinate fragilità».
Il tutto svolto in partenariato con soggetti pubblici o privati. In primis con il Consorzio Luna, presieduto da Marco Catuogno, che vanta una pluriennale esperienza in ambito sociale, un player importante nel territorio regionale, che gestisce diversi servizi di assistenza socio sanitaria sul territorio con oltre 200 dipendenti. «L’agricoltura sociale unisce due mondi: la capacità di enti, organizzazioni di fare assistenza socio sanitaria, di fare percorsi di accompagnamento per persone con disabilità, con le imprese agricole, con coloro che tendono ad essere i soggetti che accoglieranno i ragazzi all’interno della propria struttura in percorsi di accompagnamento e di inclusione sociale. È un modo di valorizzare il territorio di coniugare due realtà distanti ma come dico sempre molto vicini». Ha osservato Giuseppe Precchia che poi ha concluso: «La nostra volontà è continuare con questo partenariato anche in percorsi successivi, perché bisogna dare una speranza a chi lo ha iniziato».
Due anni di lavoro – con risultati di grande interesse per le ricadute applicative che potranno generarsi nell’ambito dell’intero settore dell’agricoltura sociale – svolti con l’ausilio di due prestigiosi dipartimenti universitari della Federico II, quello di Scienze di Medicina traslazionale e di Scienze Politiche, con il ruolo di indirizzo, di monitoraggio e verifica dei processi di inclusione avviati.
Durante l’evento, che si propone anche come forum sul settore dell’agricoltura sociale in Campania, sono intervenuti anche Raffaele Ferraro, consigliere del Consorzio “Luna”; Carmela Bravaccio, Dipartimento di Scienze di Medicina traslazionale della Federico II; Marco Musella, Dipartimento di Scienze Politiche della Federico II; Paola Pascale, Cooperativa sociale Terra Felix di Succivo; Gabriella Gnocchi, fattoria didattica La Posta Vecchia di Francolise; Alessandro Pasca, azienda Giosole; e anche Tommaso, uno dei ragazzi coinvolti nel progetto.
Dopo le relazioni programmate si è sviluppata una discussione sui temi più generali dell’agricoltura sociale in Campania e sulle prospettive future cui hanno partecipato esperti ed esponenti del settore. L’incontro è stato moderato da Italo Santangelo.