Afragola. L’Arcivescovo Domenico Battaglia alla festa di Sant’Antonio: “Essere devoti di Sant’Antonio significa fare di Cristo il senso della nostra vita”
La visita dell’arcivescovo Battaglia ad Afragola. I momenti più intensi della celebrazione e le parole del vice prefetto Annunziata che ha ringraziato il vescovo per la visita.
di Antonio Boccellino
Il Covid non ferma la festa del “Santo dei miracoli” che, anche quest’anno, ha accolto migliaia di pellegrini giunti dall’hinterland napoletano e non solo, ad omaggiare il Taumaturgo.
Con un programma ridotto e adeguato alle disposizioni anti-contagio – iniziato il 31 maggio con la “Tredicina in onore del taumaturgo” e che si concluderà il prossimo 30 giugno- la Comunità francescana del Santuario antoniano più famoso d’Italia, elevato a Basilica nel 2014, e definito la “Padova del Sud”, ha assicurato degnamente ai tanti fedeli la possibilità di venerare il Santo dei Miracoli. E, in luogo della peregrinatio per tutti i quartieri cittadini, bene hanno pensato i Frati Minori di Afragola di far sostare la Reliquia del Santo ogni giorno presso una delle Parrocchie cittadine, agevolando i tantissimi devoti.
Molte le celebrazioni eucaristiche che si sono avvicendate domenica 13 giugno, giorno della memoria liturgica del Santo di origini portoghese, a beneficio dei fedeli: a partire dalle ore 05:30 del mattino, le Sante messe sono state officiate presso il Chiostro e presso la grotta della Madonna di Lourdes, senza sosta e solo con una breve pausa pomeridiana.
Momento clou della Solennità, la Santa Messa conclusiva in Basilica, delle ore 20:00, presieduta dall’Arcivescovo di Napoli, Sua Eccellenza Domenico Battaglia.
Alla presenza di molti religiosi e consacrati – ad iniziare dal Ministro Provinciale dei Frati Minori, Fra Carlo Maria D’Amodio, dal Parroco padre Domenico Silvestro, dal Segretario Fra Salvatore Vilardi, al padre guardiano Fra Nicola Gildi e tanti altri – e delle principali autorità cittadine, a partire dal Commissario Prefettizio, dott. Dario Annunziata, al senatore Vincenzo Spadafora e l’onorevole Pina Castiello, la comunità ha vissuto, grazie al Vescovo, un momento di grande spiritualità e raccoglimento.
Ad accogliere il presule, per la prima volta ad Afragola, è stato Padre Domenico Silvestro: “Eccellenza Reverendissima e caro padre, don Mimmo, – così l’incipit del Parroco– a nome della comunità parrocchiale di Sant’Antonio e insieme alla fraternità dei Frati Minori a servizio di questa Basilica antoniana, ci piace accogliervi con il saluto di San Francesco: ‘Il Signore ti dia pace’. Siate il benvenuto nella nostra comunità che, da 50 anni, è una parrocchia affidata alla cura pastorale della nostra Famiglia Religiosa. Ed è una realtà che va oltre i confini parrocchiali e raccoglie anche tante altre realtà cittadine e decanali: segno del forte legame al Santo di Padova che tanti fedeli vogliono esprimere attraverso la celebrazione dei Sacramenti in questo Santuario”.
Il francescano ha poi sintetizzato le principali attività affidate alla sua guida pastorale – come la Mensa dei poveri, il guardaroba di Sant’Elisabetta, l’assistenza scolastica per bambini di famiglie disagiate, e il Centro di ascolto – oltreché l’impegno profuso nelle catechesi e nelle attività liturgiche e delle collaborazioni provvidenziali dalle fraternità dell’Ordine Francescano secolare, con la Gifra, gli Araldini, e ai tanti gruppi parrocchiali che, incessantemente e diligentemente riempiono la vita parrocchiale. Padre Domenico ha, infine, elogiato l’operato delle varie religiose che insistono nel territorio parrocchiale, ad iniziare dalla Congregazione delle Piccole Ancelle di Cristo Re dalle Ancelle di Cristo Re, le Suore francescane Adoratrici della Croce, e dalle Compassioniste Serve di Maria di Maria.
A seguire, la celebrazione eucaristica è entrata nel vivo e, nell’omelia, il presule, partendo dalle letture della Solennità di Sant’Antonio (Sap. 7, 7-14; Ef 4, 7-15, Salmo 39 e Mc 16, 15-20), ha spezzato la parola.
“Il Signore vi dia la pace – così l’Arcivescovo– È davvero molto bello per me stare qui in mezzo a voi stasera. Pensare alla vita di Sant’Antonio significa ripensare, in maniera particolare, al nostro cristianesimo, alla nostra scelta di essere cristiani. Perché essere devoti di Sant’Antonio significa, come lui, fare di Gesù Cristo il senso della nostra vita. Non a caso Sant’Antonio è raffigurato con Gesù bambino che porta sulle braccia.”
L’Arcivescovo, poi, partendo dal Vangelo del giorno (Mc 16, 15-20, Le apparizioni e l’ascensione di Gesù), ha continuato la predicazione, lasciando la sua traccia pastorale:
“Stasera il Signore ci chiede di darci una possibilità- ha proseguito Sua Eccellenza – di ricominciare daccapo, di riafferrare di nuovo il senso di quella speranza di cui abbiamo bisogno per vivere con dignità la nostra vita. Nell’ultima parte del Vangelo di Marco, quello in cui viene descritta l’Ascensione, i discepoli di Gesù raggiungono il Maestro sul monte ed iniziano a dubitare perché pensano di non farcela, e questi dubbi si identificano con i nostri limiti, che ci bloccano. Ma il Signore ci dice: ‘Io mi fido di te’ e, per incoraggiarci, nel Vangelo, aggiunge la descrizione dei segni che accompagneranno quelli che credono”.
Il Vescovo ha, poi, declinato tutte le manifestazioni di questi “segni”, spiegando cosa sono i “demoni”, ossia quelle realtà che prendono possesso del nostro cuore e della nostra volontà; descrivendo il significato del parlare “lingue nuove”, intendendo le facoltà che abbiamo di utilizzare parole vere, autentiche, ad avere coraggio; illustrando cosa significa bere “veleno”, ovvero ciò che abbruttisce l’uomo, come le cattiverie, le calunnie, le falsità, indicando la parola di Dio come unico ed efficace antidoto; e concludendo sull’ “imposizione delle mani ai malati”, intesa nel senso non di fare miracoli, ma del prenderci cura di una persona, di abbracciarla, di dire una parola con il cuore, che “vale molto più delle medicine”. Ed esortando a vivere tutte queste cose nella propria quotidianità, nelle proprie case, recuperando il senso dello stupore, della meraviglia e dell’imprevedibilità.
“Celebrare Sant’Antonio – ha concluso mons. Battaglia – significa riscoprire la bellezza dell’umanità rivestita dalla luce di Dio. Perché Dio è dentro alle cose che viviamo, dentro il nostro cuore e le nostre fragilità. Dio c’è sempre, in ogni gesto di bontà, in ogni abbraccio, in ogni carezza. Dio c’è anche nelle nostre lacrime per infondere e moltiplicare il coraggio. Dobbiamo, sull’esempio di Sant’Antonio, avere il coraggio per stare in piedi, anche quando la vita ci mette all’angolo; da quell’angolo non dobbiamo stancarci mai di lottare e dobbiamo continuare a credere in quella forza”.
Tanta commozione e un lungo applauso finale dei fedeli hanno salutato le toccanti parole del presule. La solenne celebrazione si è conclusa con il canto del “Si quaeris miracula”, la preghiera recitata in tutto il mondo per invocare i miracoli del Santo, e tra i saluti e le carezze che l’Arcivescovo ha elargito ai fedeli, in particolare verso alcuni bambini in carrozzella tra i primi banchi.
“Non posso che ringraziare il Vescovo Battaglia – ha concluso il viceprefetto dott. Dario Annunziata presente in fascia tricolore alla Messa- per la vicinanza manifestata alla comunità di Afragola e a tutti i cittadini di questo splendido comune per aver partecipato con unione, condivisione e rispetto delle regole alle celebrazioni in onore di Sant’Antonio”.