Afragola. Inaugurato a Santa Maria d’Ajello il nuovo Crocifisso del maestro Domenico Sepe. Il Parroco padre Raffaele Baia: “Simbolo della rinascita del nostro quartiere bisognoso di tante attenzioni”
di Antonio Boccellino
E’ stato inaugurato, nella serata di venerdì 2 aprile presso l’area esterna del medioevale complesso monumentale di Santa Maria d’Ajello, il nuovo Crocifisso in argilla a dimensioni naturali.
L’opera, realizzata dal Maestro Domenico Sepe, è stata voluta dalla comunità parrocchiale di Santa Maria d’Ajello, insieme con il parroco padre Raffaele Baia il vice parroco padre Domenico Iruezhe, entrambi Missionari dei Sacri Cuori, ai quali è affidata la guida di una delle più antiche chiese parrocchiali cittadini, che una tradizione orale fa risalire al 1190.
E’ stato don Luigi Russo, sacerdote originario di Afragola in servizio pastorale presso la Diocesi di Isernia – insieme ai religiosi seguaci dell’istituto fondato da San Gaetano Errico- a benedire la suggestiva scultura, alla presenza di una rappresentanza di fedeli. “Questa rappresentazione della figura di Cristo – così Padre Raffale Baia– si inserisce in un percorso, avviato da due anni, pastorale, morale, sociale della zona e del territorio di Santa Maria e del vicino Sacro Cuore. E siamo lieti di quest’iniziativa dei fedeli che risponde al desiderio di riavere in piazza il Crocifisso come Colui che guarda la realtà del nostro quartiere bisognoso di tanta attenzione e, soprattutto, volontà di preghiera e di condivisione con i fratelli più bisognosi. Quella di oggi, con la piazza liberata dalla spazzatura la ristrutturazione dei muri perimetrali, ci auguriamo rappresenti il simbolo della rinascita di questo quartiere, per il quale siamo impegnati su tutti i fronti, non escluso il dialogo con l’amministrazione cittadina per la segnaletica, la manutenzione delle strade e la sicurezza e il decoro del quartiere. Ringraziamo i benefattori per la realizzazione di quest’opera, ed in particolare gli imprenditori Michele Petrellese per l’abbattimento del precedente e fatiscente muro di cinta e l’attuazione di uno ex novo, e di Mimmo Di Maso per il contributo per la statua e il basamento marmoreo su cui poggia “.
Il religioso ha poi annunciato alcune prossime attività per il rilancio della parrocchia, ad iniziare dall’apertura di una mensa parrocchiale, a giorni alterni, nei mesi estivi (che si affiancherà a quella già esistente presso il Santuario del Sacro Cuore che è aperta tutti i giorni), ed altre opere di riqualificazione, come il restauro della Casa Canonica e della cappella del Purgatorio.
Giulivo anche Ciro Boemio, il custode del Tempio, che da oltre quarant’anni spende la propria vita per questa parrocchia e che non risparmia energie per curarla e tenerla in ordine, con fiori e addobbi, e con una partecipazione attenta a tutte le funzioni religiose. “Spero di vedere realizzato il sogno di riportare questo complesso monumentale risalente al XII secolo –sono le parole di Ciro – all’antico splendore, ad iniziare dalla valorizzazione delle immense opere d’arte presenti, riprendendo il percorso avviato, qualche decennio fa, da Don Giorgio Montefusco, compianto e indimenticato parroco di Santa Maria d’Ajello, fondatore dell’omonimo Centro Studi, associazione che ha pubblicato pregevoli monografie sul grande patrimonio artistico presente. Inoltre, vanno intensificate anche le attività sociali e spirituali per i nostri fedeli per ravvivare la nostra comunità. E spero in una prossima occasione per ricevere una benedizione dal nostro Arcivescovo Domenico Battaglia al quale auguro un fecondo lavoro pastorale”.
La rappresentazione è stata realizzata da Domenico Sepe, apprezzato scultore di Afragola, che vanta prestigiosi riconoscimenti – ad iniziare dall’udienza di Papa Francesco, al Premio Cardinale Sepe ed altre onorificenze – e autore di numerose esecuzioni, tra le quali la realizzazione del Polo liturgico della Chiesa del Crocifisso ad Orta Nova, suo fiore all’occhiello.
“È una scultura unica- ha cosi descritto l’artista– modellata in argilla e realizzata con la tecnica della vetroresina con occhi di vetro. Nata come monumento rivolto alla comunità, in dimensioni naturali, alta circa 180 cm e altrettanto larga, è poggiata su di una croce di legno e su base in pietra lavica realizzata dalla ditta Rocco Palladino. Essa nasce per raccontare un momento importante della Crocifissione, quando Gesù si rivolge al Padre e pronuncia le parole: ‘Pater, remitte illis, quia nesciunt quid faciunt. Lc 23,34 (Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno, ndr). Da qui il titolo dell’opera”.
Lo scultore ha infine, evidenziato i colori naturali e il dipinto a mano dell’opera e antichizzato per dare un effetto “vissuto” e contestualizzato allo stile dell’ambiente circostante.