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La scuola è un luogo di relazioni: fare squadra è il segreto del successo

La scuola è un luogo di relazioni: fare squadra è il segreto del successo

Se tutti sapessero ascoltare, entrare nelle vite di questi ragazzi difficili, perché provenienti da contesti familiari di  depauperamento affettivo, economico e culturale. È molto semplice essere docente o dirigente di licei, dove troviamo ragazzi con solide famiglie alle spalle e quindi già educati e motivati allo studio.

Gravoso è invece ritrovarsi in scuole di frontiera dove, ogni giorno, ci viene chiesto di metterci in gioco per trovare le strategie più opportune per motivare questi alunni, spesso dimenticati dalle famiglie che delegano la scuola a supplire ai loro deficit di contesto ed educativi. E allora, pur non avendo mezzi né strumenti operativi, dobbiamo improvvisarci, psicologi, pedagogisti, e di tutto e di più. E qualche volta gli insegnanti si lamentano di non poter svolgere il programma, ma quale programma?

Innanzitutto oggi non si parla più di programma che risulta essere un percorso statico incentrato più sulle discipline di studio che sulla centralità del discente che invece è diventato protagonista centrale del curriculo.
Quest’ultimo rispetto al programma è un processo dinamico che tiene conto di tante variabili: il contesto, l’apprendimento non formale ed informale,le esigenze del territorio ed altro .Il successo formativo non è altro che la traduzione di potenzialità in competenze trasversali. Adesso, però, revenons à nos moutons.

I ragazzi vogliono essere, innanzitutto, ascoltati,trovare negli insegnanti degli interlocutori capaci di emozionarli e di creare un clima di empatia con loro. Non c’è educazione senza emozione.(Galimberti).

Bisogna entusiasmare i ragazzi, sviluppare un’attrazione erotica non verso la propria persona, ma verso la disciplina affinché si attui un transfert (per dirla con”l’ora di lezione”di Massimo Recalcati). Bisogna insegnare non le discipline ma con le discipline.

È molto semplice sospenderli e buttarli nella strada, difficile ,ma molto più gratificante recuperarli e riabilitarli, che fine ha fatto Don Milani che sosteneva che buttare un ragazzo in strada equivaleva a lanciare in cielo un passerotto senza ali? Solo dopo un’attenta opera di screening dei loro contesti e delle loro problematiche, che in genere va fatta all’inizio dell’anno scolastico ed ogni qualvolta se ne ravvisi la necessità,si può iniziare a pensare alla didattica.

È vero che esistono casi borderline, ma sono molto rari, non voglio più sentirmi dire: Preside, questo non vuol fare nulla, l’altro è fannullone. Quando mi dite ciò, in qualità di docente inizierei a pormi in discussione e a farmi qualche domanda del tipo:cosa ho fatto io, quali strategie ho messo in atto per recuperare costui o l’altro e l’altro ancora?

Mettersi in discussione significa ripensare, acquisire consapevolezza delle proprie criticità e punti di forza per rielaborare il lutto della sconfitta e ripartire alla grande… perché è proprio grazie alle sconfitte che si cresce.
Gli insegnanti sono costruttori di ponti del sapere, ponti che da entrambe le rive veicolano le conoscenze. Ogni studente a scuola deve ascoltare, socializzare, condividere le conoscenze acquisite. Le rive non devono diventare derive.

Ogni studente deve imparare a non ledere la libertà degli altri compagni e delle persone con cui interagisce, deve essere libero di organizzare la propria vita secondo i propri desideri e senza il condizionamento di vincoli morali,religiosi o sociali.

Gli insegnanti devono garantire che questi ponti siano sempre in ottimo stato. L’ansia educativa, la passione, la competenza, la dedizione accompagnano il cammino della funzione docente, attività insostituibile per la formazione dell’uomo, della persona, del cittadino.

Il docente mantiene, purtroppo ,ancora un solipsismo educativo che gli impedisce di lavorare con altre forze che operano all’interno dell’istituzione scolastica. La scuola potrà avere una funzione formativa ed educativa quando rinascerà l’umanesimo,cioè che la cultura sia al servizio degli uomini,cioè quando si darà una regolata ai mass media, agli strumenti cibernetici, ai talk show, al culto dell’immagine, all’importanza del denaro, all’anoressia del desiderio.

Per ciò che concerne i genitori essi devono tener conto che il ragazzo è come l’acqua del fiume che deve defluire verso il mare. I genitori rappresentano gli argini del fiume,le sponde. Se queste sponde sono ben solide l’acqua defluirá senza difficoltà verso il mare,se invece sono deboli il fiume strariperà. Ciò non deve assolutamente accadere. Ogni alunno ha delle potenzialità,i docenti devono essere esploratori  di  talenti: un ragazzo genio in matematica, ma meno bravo nelle altre discipline, non dovrà essere bocciato, anzi quel talento in matematica va coltivato ed implementato (Massimo  Recalcati).

Da non sottovalutare assolutamente i soggetti underchieves.

Underchieve: soggetto con alte potenzialità che mostrano però un rendimento negativo o inferiore alle attese a causa del mancato riconoscimento dell’ambiente familiare e scolastico e quindi questo misconoscimento finirà per trascurare le sue potenzialità. Talvolta può essere un alunno più maturo della sua età che non gioca, non vive ritmi normali e spesso è triste ed assorto (J.Prévert:”Le cancre”).

Si tratta di un soggetto difficile da integrare tant’è che si parla di sindrome del plusdotato. Spesso capita che il soggetto particolarmente dotato,ma trascurato, appiattito, non stimolato diventi l’inquieto, il “disturbatore”, incapace di intrattenere relazioni:allora anziché sbocciare talenti si avviano percorsi di disagio. (“Le cancre”J.Prévert).

Insegnamento e apprendimento prevedono un incontro con l’altro sulla necessità che l’alunno venga riconosciuto come l’Altro, quindi portatore di cultura. La scuola che boccia senza possibilità di recupero, è una scuola che boccia se stessa, anche se bisogna ricordare che una sensata bocciatura, benché dolorosa, può anche essere segno di ottima salute mentale; una carriera scolastica senza incrinature può al contrario essere sintomo di qualche turba o distorsione psichica.(Fara)

Siamo convinti che la nostra scuola sia il naturale laboratorio per le nuove generazioni.Il nostro compito sarà quello di formare cittadini attivi, consapevoli,responsabili della propria comunità. Un sentito grazie a tutti coloro che mettendo competenze e passione al servizio della scuola,restituiscono pari dignità a questa fondamentale istituzione prima agenzia educativa.

Un istituto costruito su tali basi avrà un impatto altamente positivo per il territorio,in quanto arginerà di molto il fenomeno della dispersione scolastica e dell’abbandono. Infatti i ragazzi in obbligo scolastico sono costretti talvolta a seguire indirizzi a loro ostici e di ripiego,invece così saranno ben propensi a frequentare una strada che sembra da subito offrire inserimento nel mondo del lavoro e ci auguriamo che l’entusiasmo riscontrato possa fungere da volano per l’intera collettività.

Il nostro compito sarà, quindi,quello di formare cittadini consapevoli, responsabili della nostra comunità. La scuola è un luogo di relazioni, anche se non sempre positive. Infatti, costruire un contesto accogliente (ambienti di apprendimento) è un’azione che richiede l’impegno corale dei diversi soggetti che a vario titolo vivono nell’universo scolastico. Per costruire benessere a scuola occorre fare squadra.  “Fare squadra è la chiave del successo e dello stare bene a scuola”. Questa è la scuola pubblica che amo e difendo.  Bisogna imparare a scrivere su righe storte, lo si comprenderà?

Articolo a cura della Dirigente scolastica Maria Antonia Vitale