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Lavoro nero e mancanza di sicurezza: i carabinieri scoprono e sequestrano fabbrica a Sant’Antimo

Lavoro nero e mancanza di sicurezza: i carabinieri scoprono e sequestrano fabbrica a Sant’Antimo

Lavoro nero e mancanza di sicurezza: i carabinieri scoprono e sequestrano fabbrica a Sant’Antimo

Sant’Antimo – I carabinieri scoprono opificio con lavoratori a nero e mancanza di sicurezza. Nel corso di un servizio di controllo del territorio per contrastare il lavoro nero e violazioni alle norme in materia di sicurezza i Carabinieri della Tenenza di Sant’Antimo insieme a colleghi del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Napoli hanno ispezionato i locali di un opificio in via delle Azalee e, al termine di controlli, denunciato una 44enne del Bangladesh titolare della ditta operante nella produzione di abbigliamento per uomo.

Nell’opificio i militari dell’Arma hanno trovato al lavoro 10 soggetti, 8 dei quali sono risultati “a nero”, senza versamenti assistenziali e previdenziali. Oltre allo sfruttamento degli 8 è stato accertato che non era stato redatto ed elaborato il documento di valutazione dei rischi, le attrezzature a disposizione dei dipendenti erano non conformi alle disposizioni legislative, i locali non rispettavano i prescritti requisiti di salute e sicurezza.

La datrice di lavoro, inoltre, aveva omesso di consegnare ai lavoratori i necessari dispositivi di protezione individuale nonché di inviarli alle visite mediche previste per la sorveglianza sanitaria, non aveva designato i lavoratori incaricati dell’attuazione delle misure di prevenzione incendi e dell’eventuale evacuazione dai luoghi di lavoro.

L’attività imprenditoriale è stata sospesa. Alla titolare sono state contestate 15 sanzioni penali pecuniarie per l’importo complessivo di  88.000 euro e 8 sanzioni amministrative di importo totale a 28.800 euro. Il locale di circa 1.300 metri quadri e le attrezzature sono stati sequestrati.

Sequestrati anche i capi di abbigliamento trovati in loco, sia confezionati che in corso di lavorazione, che complessivamente hanno un valore stimato in decine di migliaia di euro e avviati accertamenti per verificare a chi fosse diretta la produzione. (foto repertorio)