Carcere duro per il boss Bernardo Provenzano: la Corte Europea dei diritti dell’uomo condanna l’Italia
Carcere duro per Provenzano. Strasburgo condanna lʼItalia per il carcere duro al boss
Carcere duro per Provenzano. La Corte europea dei diritti dell’uomo ha condannato l’Italia per aver continuato ad applicare il regime di carcere duro, previsto dal 41bis, a Bernardo Provenzano dal 23 marzo al 13 luglio 2016, data della morte.
Come scrive tgcom24, secondo i giudici, il ministero della Giustizia ha violato il diritto del boss a non essere sottoposto a trattamenti inumani.
Strasburgo ha però precisato che la decisione di proseguire la detenzione non ha leso i diritti di Provenzano.
Chi era Bernardo Provenzano?
Bernardo Provenzano, è stato un mafioso italiano, nato a Corleone il 31 gennaio 1933, morto a Milano, 13 luglio 2016, era membro di Cosa nostra e considerato il capo dell’organizzazione a partire dal 1995 fino al suo arresto, avvenuto nel 2006.
Il boss è stato arrestato in una masseria a Corleone, era ricercato da oltre quarant’anni, dal 10 settembre 1963.
Le indagini che portarono all’arresto di Provenzano si incentrarono sull’intercettazione dei “pizzini”, i biglietti con cui comunicava con la compagna e i figli.
Gli agenti della mobile di Palermo riuscirono ad identificare il luogo dove risiedeva il boss e l’11 aprile 2006 le forze dell’ordine decisero di eseguire il blitz e l’arresto, a cui Provenzano reagì senza opporre resistenza.
Negli ultimi anni, prima della morte le condizioni del boss era peggiorate. A causa dell’aggravarsi delle stesse, il 9 aprile 2014 venne ricoverato all’Ospedale San Paolo di Milano.
Nell’estate 2015 la Cassazione riconfermò il regime di 41 bis presso la camera di massima sicurezza dell’ospedale milanese, respingendo l’istanza dei legali di Provenzano di spostarlo nel reparto riservato ai detenuti ordinari, in regime di detenzione domiciliare.
Le patologie di cui soffriva l’ex capo di Cosa Nostra erano diverse, dai problemi dei movimenti involontari, all’ipertensione arteriosa, agli interventi subiti per lo svuotamento di un ematoma da trauma cranico, per l’asportazione della tiroide e per il tumore alla prostata.